Chi era Gualtiero ?
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Album fotografico di Caltagirone chrisound
di Antonino Ragona Foto di:
Umberto & figli
Dr. Giacomo Territo
M. e G. Marcinnó
chrisound studio

I numerosi documenti da noi raccolti nella monografia dal titolo, Gualtiero di Caltagirone, edita recentemente col contributo finanziario della locale Cassa S. Giacomo, ci hanno consentito, dopo sette secoli di buio, di conoscere per la prima volta la vera identità di Gualtiero.
Era Gualtiero figlio di Bernardino di Caltagirone, cioè di quel potente guelfo caltagironese, signore di Butera, Gulfi e Boalgino, accanito difensore della Madre Chiesa ed esule sotto il regno di Manfredi. Lo stesso era nipote, per parte della madre, di due arcivescovi, Fra Reginaldo di Lentini, arcivescovo di Messina al tempo del Vespro, e Fra Tommaso di Lentini, arcivescovo di Cosenza e poi Patriarca di Gerusalemme.
Egli, morto il padre, dopo avere dato in sposa la sorella Riccarda al generale angioino Bertrando Buccardo detto Artus, dandole in dote con l'assenso regio il feudo di Favara nel territorio caltagironese, sposa la cugina loletta, figlia del vice ammiraglio di Carlo d'Angiò, Giovanni di Lentini. Conscio ed insofferente del malgoverno angioino, pur essendo personaggio potente e favorito sotto quel regime per le autorevolissime parentele sue ed acquisite, entra in contatto con Re Pietro III d'Aragona anteriormente al Vespro, anche perchè si è accorto che il papa Martino IV è sordo ai ripetuti lamenti dei Siciliani.
Esploso il Vespro, egli fa parte dalla Communitas messinese. Alla resistenza della città del Faro egli contribuisce validamente sostenendo ingenti spese, anche per dar man forte all'arcivescovo messinese, Reginaldo suo zio materno, che ha riconosciuto la Communitas messinese e, al pari di lui, ne è valido difensore, contro il volere della Curia romana.
Temendo che la città possa essere sopraffatta dalle preponderanti forze angioine assedianti, Gualtiero sollecita l'avvento da Palermo di re Pietro d'Aragona. Ma, liberata Messina, si accorge che re Pietro, ormai padrone dell'intera isola donatagli dai Siciliani senza colpo ferire, piuttosto che interessarsi del riordinamento della Sicilia sconvolta dal Vespro, pensa subito a spingersi alla conquista di quella parte del regno al di là dello stretto, pure appartenuto al suocero Manfredi, servendosi dei Siciliani e delle risorse dell'isola. Pertanto egli ordisce una sedizione contro il nuovo monarca, certamente incoraggiato, sotto sotto, dal papa Martino IV, che ha visto con dolore l'intera isola caduta in mano aragonese.
Essendo quasi tutti gli esponenti della Communitas messinese ormai passati dalla parte del monarca vincitore, da cui hanno avuto alte prestigiose cariche, previi prestiti in danaro, Gualtiero e gli aderenti alla congiura vengono traditi da spie e dagli antichi compagni di fede perseguitati e catturati. Gualtiero per primo viene decapitato .
Volendo qualificare il personaggio in poche parole si può dire: fu Gualtiero un guelfo avverso al governo angioino e a quello aragonese, non vedendo sotto entrambi i regimi tutelati gli interessi dell'isola, per la quale egli avrebbe desiderato un governo repubblicano a liberi comuni sotto l'egida della Madre Chiesa. Ribelle al governo di Re Carlo d'Angiò, si illuse di vedere in Pietro III d'Aragona un protettore dell'isola contro i soprusi e le vessazioni angioine. Ma il nuovo sovrano si rivelò, non meno dell'angioino, esoso e dispotico. É per questo che Gualtiero cospirò tosto contro di lui. Ma ebbe la peggio e fu in breve spazio di tempo eliminato, finendo decapitato in Piazza S. Giuliano a Caltagirone, presente l'infante Giacomo d'Aragona, il 22 maggio 1283.
Gli eventi storici hanno sempre una realtà continente e di questa realtà Gualtiero fu la migliore e la piú patriottica espressione, perchè? lottò per la libertà della sua terra contro due dominazioni. Egli si oppose in eguale modo agli Angioini e agli Aragonesi, perchè fu soprattutto un fedele servitore dei suoi ideali di libertà e un imperterrito interprete del verbo del Vespro che avrebbe voluto attuare in un reggimento di libere comunità sotto l'egida della Madre Chiesa.
"Bonu statu e libertà" rimane in ogni terra e in ogni tempo il grido di riscossa che si innalza da chi anela alla libertà e per essa, al pari di Gualtiero, non teme di offrirsi in olocausto.